SERGIO VACCHI

La raccolta è dedicata ad un volume, intitolato appunto I Capricci, ideato e pubblicato nel 1979 per iniziativa di Giulio Bargellini, grande amico e collezionista storico di Sergio Vacchi.

 

Realizzato su carta giapponese in edizione numerata, il libro è nato da una serie di opere realizzate dall’artista nel 1976, ed è accompagnato da testi poetici di numerosi intellettuali italiani come Dario Bellezza, Giuliana Calandra, Piera Degli Esposti, Andrea B. Del Guercio, Cesare Garboli, Elio Petri, Amelia Rosselli, Roberto Roversi, Roberto Sanesi, Leonardo Sciascia, Enzo Siciliano, Roberto Tassi, Paolo Volponi.

Nell’esplicita citazione dell’omonima serie di Goya, Vacchi echeggia i temi della morte, della bizzarria, dell’irrazionale, che ritroviamo puntualmente nelle sue opere pittoriche, popolate di presenze e apparizioni surreali, seducenti o inquietanti, sospese in atmosfere cromatiche imprecisabili e turbate, ammutolite nell’enigma di segreti legami tra oggetti d’uso, animali, corpi.

 

LA BIOGRAFIA

Nato a Castenaso, Bologna, nel 1925, Sergio Vacchi è considerato uno dei maestri storici dell’Informale, ma nel suo repertorio espressivo si addensa un’infinita varietà di linguaggi e soggetti. La sua ricerca, inizialmente vicina agli esiti del postcubismo, si è poi legata all’esperienza informale, una corrente che negli anni Cinquanta trovava proprio a Bologna alcune delle più importanti figure di rifermento, come il critico Francesco Arcangeli. Più tardi, dopo il trasferimento a Roma, la sua pittura ha espresso un desiderio di figurazione più marcato, assumendo esiti visionari con espliciti tratti surreali. La sua lunga carriera espositiva, segnata tra l’altro da premi e diverse partecipazioni alla Biennale di Venezia, è ora documentata anche da una fondazione a lui dedicata. L’artista è scomparso il 14 gennaio 2016