Alla fine degli anni ’90, l’industriale Giulio Bargellini, fondatore della OVA – industria leader in Italia e in Europa nel settore dell’illuminazione di emergenza – decide di valorizzare la propria collezione di opere, quadri e sculture e di creare un museo d’arte quale centro di documentazione, studio e valorizzazione delle generazioni artistiche italiane del novecento.
In cerca di uno spazio appropriato, Bargellini decide di acquisire e recuperare il vecchio silo di Pieve di Cento, un edificio industriale del 1933 un tempo utilizzato per lo stoccaggio del grano. Il silo rappresenta un luogo ideale per dar vita al progetto del museo: da un lato è l’occasione per tutelare e valorizzare un edificio in grave stato di degrado, ma di grande valenza simbolica per la comunità locale e per la storia agraria della provincia bolognese; dall’altro, è un grande contenitore vuoto che per dimensione, volume, struttura architettonica e accessibilità territoriale si presta a divenire spazio espositivo.
Per il restauro e la conversione del silo viene incaricato Giuseppe Davanzo, noto architetto la cui opera subì l’influenza di grandi maestri dell’architettura italiana quali Scarpa, Albini e Samonà. Il progetto di trasformazione prevede di preservare il più possibile il volume del silo costruendo un secondo corpo di fabbrica composto da un ampio basamento e da una nuova torre vetrata con cui dare accesso alla reception, agli spazi per gli uffici, alla caffetteria e al bookshop e agli spazi espositivi. Per conferire poi un alto valore simbolico e comunicativo all’edificio e garantire maggiore coerenza tra l’involucro e la nuova funzione espositiva, le pareti esterne della ‘nuova scatola’ sono dipinte con una texture pittorica a forte dominante blu: da lontano appare compatta, avvicinandosi diventa materica e mutevole.
Dopo il primo nucleo inaugurato nel 2000, il museo è stato ampliato una seconda volta tra il 2005 e il 2006, annettendo un nuovo volume al corpo scala esterno, e una terza volta nel 2015, costruendo un nuovo edificio di tre piani fuori terra e un’ampia terrazza panoramica.
Nell’area esterna all’edificio si è sviluppato il Giardino delle sculture, che preannuncia già la ricca presenza di opere d’arte visibili all’interno, mentre intorno al perimetro del museo è stata realizzata una grande opera in mosaico ceramico dal titolo ‘Costellazioni dell’arte’ progettata dall’artista Marco Pellizzola per evidenziare la poliedricità dei temi e dei movimenti artistici raccolti dal MAGI’900.
Una volta all’interno, le sale sono concepite per sezioni tematiche con opere di pittura e scultura riconducibili a numerosi maestri storici del Novecento e ad autori contemporanei.