Fusion Art tra artisti italiani e keniani: l’arte italiana a Malindi e viceversa: viaggio andata e ritorno.
Alla fine degli anni Ottanta, in un villaggio turistico di Malindi in Kenya, Giulio Bargellini, collezionista ed appassionato d’arte contemporanea, all’epoca proprietario della struttura, ebbe l’idea di invitare alcuni artisti italiani a realizzare insieme ad artigiani kenioti una serie di sculture da ambientare nel villaggio, chiedendo esplicitamente che queste opere rappresentassero l’incontro della cultura europea con quella africana. In breve tempo l’ African Dream Village divenne uno scenario unico, popolato da sculture che, come presenze ancestrali, testimoniavano una forte volontà di dialogo sia con l’ambiente che con la tradizione visiva locali. Negli anni, una trentina di artisti hanno soggiornato a Malindi per realizzare grandi opere appositamente progettate per il luogo, condividendo l’esperienza di una residenza di lavoro insieme ai critici e storici dell’arte che li avevano segnalati. Tra gli artisti ricordiamo: Maria Baldan, Nado Canuti, Pietro Cascella, Angelo Casciello, Pino Castagna, Mario Ceroli, Girolamo Ciulla, Claudio Costa, Novello Finotti, Mario Giovannetti, Aldo Grazzi, Gigi Guadagnucci, Gianni Guidi, Guido Lodigiani, Silvana Maesano, Stefania Maesano, Umberto Mastroianni, Mauro Mazzali, Stefania Albertini e Giampiero Moioli, Marco Pellizzola, Graziano Pompili, Antonio Possenti, Raimondo Rimondi, Gaetano Russo, Germano Sartelli, Giovanni Scardovi, Valeriano Trubbiani, Guglielmo Vecchietti Massacci, Kim Hartley, Cordelia Von Den Steinen. La perfetta fusione delle due culture, che apparentemente poteva sembrare un’idea utopica, o retorica, risultò invece essere una sfida avvincente e un’ispirazione capace di dare risultati straordinari. Fondata sulla reciprocità degli sguardi e del fare, questa particolare alchimia ha consentito ad artisti, artigiani e teorici di vivere nella sua pienezza umana e creativa questo progetto sperimentale, del quale resta testimonianza in grandi sculture monumentali nelle quali si fondono diversità e reciproca fascinazione.
In seguito ad un incendio che ha parzialmente danneggiato il villaggio e al cambio di proprietà della struttura, gran parte di quelle sculture è stata trasferita in una grande sala del MUSEO MAGI ‘900 (fondato da Giulio Bargellini nel 2000), dove dal 2007 sono esposte insieme a ricostruzioni e bozzetti delle opere che, per intrasportabilità o perchè perdute, non è stato possibile salvare. Ormai lontane dal luogo di primaria ispirazione, quelle opere portano tuttavia ancora con sé l’energia assorbita in quell’ambiente, e ci portano a riflettere sul valore insostituibile di una progettualità condivisa e sul ruolo dell’oggetto artistico come testimone di un processo di relazione.