Ercole Drei

La sezione dedicata allo scultore faentino Ercole Drei (Faenza 1886 – Roma 1973) rappresenta uno sguardo di attenzione per l’arte della prima metà del Novecento, ancora prevalentemente legata alla figurazione e ai modelli accademici. La ristretta ma significativa selezione di opere nella collezione del MAGI’900 ben documenta le diverse fasi dell’opera di Drei, dai ritratti privati alle tematiche di esaltazione del lavoro tipiche degli anni Trenta, fino ai più tardi progetti per interventi monumentali in spazi pubblici, e consente di apprezzare la solida eleganza dello stile di un artista che ha interpretato in maniera significativa l’evoluzione della scultura privata e monumentale italiana.

LA BIOGRAFIA

Ercole Drei (Faenza 1886 – Roma 1973) inizia lo studio del disegno e della scultura presso la scuola di arti e mestieri “T. Minardi” a Faenza e nel 1905 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove frequenta i corsi di scultura di Augusto Rivalta e conosce Giovanni Fattori. Nel 1912 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia e l’anno seguente vince il pensionato artistico nazionale di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale, in pieno clima simbolista, partecipa nel 1914 e 1915 alle due edizioni della Secessione. Influenzato dalle correnti del Simbolismo internazionale, attivo come scultore e pittore, si afferma anche come artigiano, producendo una raffinata oggettistica in ceramica e bronzo in linea con lo stile dell’epoca. Dopo la guerra, la sua attività si orienta alla scultura monumentale: nel 1921 esegue il monumento a Nazario Sauro a Ravenna e il gruppo L’insurrezione per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma. In questa fase, tra la varie opere pubbliche, figurano alcuni monumenti ai caduti (a Bagni della Porretta, 1924, a Savignano di Romagna, 1924, a Fusignano, 1925, a Granarolo, 1926) e la Quadriga in bronzo e alluminio per il palazzo di Giustizia di Messina, progettato da M. Piacentini (1927). A questa produzione di carattere classicheggiante affianca anche sculture e ritratti di carattere più introspettivo, che figurano nell’intensa attività espositiva che vede il coinvolgimento dell’artista nell’ambito delle Biennali di Venezia e Roma, delle mostre romane degli Amatori e Cultori e delle più importanti rassegne di arte italiana all’estero (Buenos Aires nel 1923, Barcellona nel 1929). Nel giugno 1923 espone alla galleria d’arte Bragaglia a Roma e nel 1926 alla prima mostra d’arte del Novecento italiano, a Milano. Nel 1927 gli viene assegnata la cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna (che terrà per i trent’anni successivi, ricoprendo anche, dal 1952 al 1957, l’incarico di direttore). Negli anni Trenta è ormai un artista ben affermato come attestano la prima personale presso l’Associazione artistica di Roma, la nomina a membro dell’Accademia Clementina di Bologna (1934) e il premio ottenuto alla III Quadriennale romana (1939). A questo periodo, legato alle politiche culturali del Fascismo, risale la sua produzione più nota: del 1932 sono due gruppi per il Sepolcro ai caduti fascisti alla Certosa di Bologna e la grande statua di Ercole allo stadio dei Marmi di Roma. Sempre a Roma esegue il monumento ad Alfredo Oriani al Colle Oppio (1935), alcuni bassorilievi per il ponte Duca d’Aosta (1939) e la stele Il lavoro dei campi per l’E42. Nel 1940 viene nominato accademico di S. Luca. Dopo la guerra l’attività dell’artista prosegue con coerenza nella scelta figurativa e classicheggiante, e coerentemente con questo orientamento diviene membro Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti.