IL MOVIMENTO MADI

Una vasta raccolta di opere, incrementata dalle donazioni degli artisti e da prestiti in comodato di importanti collezionisti, documenta l’attualità e la vitalità del Movimento Madi, una realtà internazionale attiva da oltre sei decenni nell’ambito della ricerca astrattista.

Il Movimento Madi (Materialismo Dialettico), ha visto la luce a Buenos Aires il 3 agosto 1946, in occasione di un’esposizione all’Instituto Francés de Estudios Superiores, quando Carmelo Arden Quin diede lettura del Manifesto Madi, riprendendo quanto aveva pubblicato sull’unico numero della rivista ”Arturo” già nel 1944: «Ninguna expresión, representación, significación. El hombre conquistará el espacio multidimensional. Júbilo. Negación de toda la melancolía. Voluntad constructiva. Comunión. Poesía del contacto social».

 

Conseguenza della scissione di un preesistente e più numeroso gruppo di artisti argentini, denominato prima Arte Concreto e successivamente Arte Concreto-Invencion, il movimento si contraddistingue per le sue esplcite posizioni antifasciste e antinaziste e si propone di indagare le potenzialità creative nell’assolutà libertà dalla rappresentazione naturalistica o figurativa, esplorando tutte le dimensioni spaziali.

 

Dopo il trasferimento a Parigi di Carmelo Arden Quin, avvenuto nel 1948, Salvador Presta, in quegli anni residente a Buenos Aires, entra a far parte del Movimento Madi e dopo il suo ritorno in Italia, al seguito di Lucio Fontana, propone, nel 1948 a Genova la costituzione di un primo gruppo italiano che, però, ha breve durata. Nel 1991 lo stesso Presta, per la seconda volta e con maggiore successo, promuove la costituzione del “Gruppo Madi Italia” presso la sede di Arte Struktura di Milano.

 

Oggi gli artisti che fanno parte della rinnovata Associazione Arte Madi Italia sono 18 ed appartengono a varie regioni, ma il Movimento Madi Internazionale può contare anche su gruppi in Argentina, Francia, Ungheria, Belgio, Olanda e su altri singoli artisti in Brasile, Giappone, Spagna, Stati Uniti, Uruguay, Svezia, Slovacchia e Venezuela.

 

La sala vuole dunque offrire un’esauriente testimonianza di un movimento ancora vivo ed attuale, che si accresce nel tempo con nuove adesioni.