13 Feb Mimì Quilici Buzzacchi. Da Ferrara a Roma e ritorno, gli anni della transizione 1943 -1962
Mimì Quilici Buzzacchi. Da Ferrara a Roma e ritorno, gli anni della transizione 1943 -1962
dal 23 marzo al 13 maggio
a cura di Valeria Tassinari
promossa dall’Archivio Mimì Quilici Buzzacchi, Roma
Una figura femminile di grande temperamento e capacità, una donna che ha saputo imporsi sulla scena culturale italiana negli anni cruciali del Novecento, secolo che ha attraversato quasi completamente, vivendone pienamente le trasformazioni. La storia di Emma Buzzacchi (Medole, Mantova, 1903 – Roma, 1990), è un caso esemplare di talento e determinazione nel seguire la propria ispirazione artistica, conciliandola con le difficoltà della vita e con la cura dei figli Folco e Vieri.
Nata in una famiglia della colta borghesia lombarda, precocemente attiva come pittrice e abilissima nella tecnica incisoria, Mimì si afferma professionalmente a Ferrara dove nel 1929 sposa il giornalista Nello Quilici, del quale rimane precocemente vedova a causa dell’ incidente aereo di Tobruk, in cui il marito perde la vita insieme a Italo Balbo e a tutto l’equipaggio. La città emiliana Ferrara in quegli anni è un culturalmente molto attiva e le offre l’occasione di entrare nell’ambito del novecentismo, frequentando tra gli altri il pittore Achille Funi, che la avvicina alla pratica della grande decorazione, fortemente sostenuta dal fascismo. E Ferrara, con il suo castello e con i suoi paesaggi del Delta, sarà sempre per lei una città d’elezione, tra trasferimenti e ritorni.
Realizzata in collaborazione con l’Archivio Mimì Quilici Buzzacchi di Roma, nell’ambito di una serie di iniziative di studio e valorizzazione dell’artista, la mostra allestita al Museo MAGI 900 approfondisce il particolare periodo della sua produzione artistica, compreso tra gli ultimi drammatici anni della guerra e l’inizio degli anni Sessanta. Un periodo di transizione e di significativa trasformazione artistica e personale, in cui Mimì inizia a mettere in discussione la solida adesione alla figura dei suoi anni giovanili e, dopo il trasferimento a Roma nel 1945, a contatto con la Scuola romana conferisce una nuova definizione alla sua pittura, che da quel momento seguirà un’inclinazione più cromatica e sensibile, avviata a sfiorare l’astrazione, soprattutto nelle vedute urbane e nei paesaggi, in cui sguardo e cuore si uniscono.
La mostra è allestita nello spazio OPEN BOX del museo ed è a ingresso gratuito.