09 Gen Colour power – LeWitt, Jenkins, Taaffe, Hirst
COLOUR POWER
LeWitt, Jenkins, Taaffe, Hirst
fino al 17 marzo 2019 – OPEN BOX
La potenza del colore liberato dalla rappresentazione e esaltato per le sue capacità espressive indipendenti è il tema di una mostra che lega dialetticamente le opere di quattro esponenti di spicco della scena artistica internazionale. Nel confronto tra due generazioni, ben distinte tra artisti nati prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, lo spazio espositivo si illumina di quell’energia fluida e talvolta esplosiva che, partendo dalla sperimentazione espressionista che si è affermata nella New York degli anni Cinquanta, si è poi inserita nel flusso della pittura aniconica europea, in un radicale contrapporsi tra progettualità concettuale e impeto istintivo che continua a rivelarsi di grande attualità fino ad oggi.
Dopo aver reso omaggio all’Informale italiano con un allestimento dedicato all’opera di Toti Scialoja, fino al 17 marzo 2019 lo spazio OPEN BOX ospita ora una scelta di 16 dipinti intensamente legati al tema del colore, inteso come linguaggio indipendente e primario. Selezionati
dalla collezione permanente del MAGI’900 dalla curatrice Valeria Tassinari, i quadri di Sol LeWitt, Paul Jenkins, Philip Taaffe e Damien Hirst intonano un dialogo polifonico in cui note e materie cromatiche differenti si rincorrono e armonizzano, in un’ambientazione che coinvolge lo spettatore a livello percettivo ed emozionale. L’eredità dell’informale e dell’espressionismo angloamericano, che, seppur in diverso modo, sta alle origini di tutte queste ricerche, viene qui declinata secondo percorsi molto personali e marcatamente riconoscibili per ciascun autore.
Paul Jenkins (Kansas City, 1923 – New York, 2012) ha lavorato a lungo tra il suo atelier di New York e quello di Parigi, trascorrendo poi molto tempo anche a Saint-Paul de Vence, nel sud della Francia. Importante esponente dell’Astrattismo lirico della scuola di New York, dove ha condiviso la sua passione con Jackson Pollock e Mark Rothko, nel 1953 si è trasferito a Parigi, entrando in contatto con gli esponenti dell’Informale. La sua ricerca si evolve sempre all’interno di una concezione estetizzante del colore, influenzata dalla spiritualità e dalle discipline orientali. Le sue opere figurano nelle collezioni dei maggiori musei statunitensi e di numerose istituzioni in tutto il mondo.
Sol LeWitt (Hartford, Connecticut, 1928 – New York, 2007) ha esordito negli anni ’50 a New York lavorando come grafico presso lo studio dell’architetto Ieoh Ming Pei, esperienza che influenzerà profondamente il suo lavoro. Partendo da installazioni tridimensionali di taglio minimalista, si è poi sempre concentrato sulle forme geometriche, in particolare in cubo, considerato la base di infinite varianti.
Negli anni Sessanta la sua poetica ha assunto connotazioni concettuali, individuando il processo ideativo come vera ragione dell’operare artistico, mentre l’esecuzione pratica può essere affidata ad altri. Nascono così i suoi celebri Wall drawings, disegni progettuali che si relazionano con lo spazio architettonico ridefinendone i rapporti percettivi. In netto contrasto con l’Espressionismo astratto e l’Informale, la costruzione delle sue opere è sempre definita da un assoluto controllo, progettuale e esecutivo, che esclude ogni coinvolgimento emotivo e soggettivo dell’autore.
Philip Taaffe (New Jersey, 1955) dopo gli studi alla Cooper Union di New York, dagli anni Ottanta esplora un universo poetico in cui la forma astratta, composta dal ricorrersi di elementi geometrici o biomorfi, interagisce con forme desunte dalla storia naturale, con l’obiettivo di creare effetti ottici che sembrano sfiorare il puro decorativismo. Tra il 1988 e il 1991 ha vissuto a Napoli dove ha collaborato con la Galleria Lucio Amelio. Numerosi internazionali ospitano il suo lavoro che, fuori da linee di tendenza condivise, si pone sulla linea di confine tra astrazione e allusione alla figura, ispirandosi ai pattern ornamentali di diverse culture.
Damien Hirst (Bristol, 1965) è un artista britannico, capofila dei Young British Artists, si è imposto sulla scena e sul mercato internazionale negli anni Novanta, grazie alla sue provocatorie scelte estetiche in cui utilizza diversi materiali e contesti per una riflessione legata all’estetizzazione della morte. Nella sua multiforme ricerca espressiva trova ampio spazio anche la pittura, che non dimentica una radice informale e astratta, riproponendo motivi e tecniche come spin paintings (pitture eseguite su dischi rotanti) e spot paintings, la sua serie più riconosciuta, in cui egli ripete su tela o su parete delle sequenze regolari di punti colorati tutti isometrici. Una pittura controllata e consapevole, che agisce sullo spettatore giocando sul puro effetto percettivo degli accostamenti cromatici, secondo una nota definizione dell’artista: «Matematicamente, con le spot paintings, ho probabilmente scoperto la cosa più fondamentale in ogni tipo di arte, cioè l’armonia che si crea dove il colore può esistere per se stesso, interagendo con gli altri colori in una forma perfetta.»
OPEN BOX è lo spazio espositivo temporaneo sempre aperto gratuitamente al pubblico. Una sala in cui evidenziare opere scelte della collezione o ospitare progetti installativi di artisti contemporanei per consentire di tornare spesso al Magi per scoprire sempre qualcosa di nuovo senza pagare il biglietto.