12 Apr Matthias Brandes – Opere dagli anni Ottanta a oggi
MATTHIAS BRANDES
OPERE DAGLI ANNI OTTANTA A OGGI
A cura di VALERIA TASSINARI
Museo MAGI’900 – Pieve di Cento, Bologna
DAL 24 MARZO AL 27 MAGGIO 2018
I soggetti della pittura di Brandes sono una manciata di temi ricorrenti e ripetuti, che sondano i generi tradizionali, entrano negli gli archivi della tradizione, quei silenziosi cassetti della memoria dove lui stesso li classifica con cura, spostandoli sempre in una sospensione atemporale, in un tempo-luogo indifferente a ogni variabile.
Ma da dove si diffonde, allora, quella luce che attiva la pelle e la buccia, definisce la geometria delle forme, ammorbidisce i colori, disegna i chiaroscuri, addensa l’ombra negli spigoli delle architetture e negli angoli degli sguardi? Non è una questione di visione, di illuminazione transitoria. La luce c’è in assoluto, come in assoluto ci sono le forme, le cose che abbiamo conosciuto.
Al volgere di cinquant’anni di ricerca – un traguardo importante che in genere che non lascia indenni gli artisti, spingendoli a una rilettura critica complessiva del proprio percorso – anche Brandes è pronto a leggere con attenzione il suo viaggio nella figurazione, un percorso senza deragliamenti, guidato dagli strumenti classici della pittura a tempera e a olio e del disegno, padroneggiati grazie a una solida tecnica e da una sensibile analisi dell’arte novecentesca.
Iniziando con le suggestioni del Realismo italiano del dopoguerra degli esordi, Brandes sceglie la sua direzione, partendo dalla giovanile fascinazione per la pittura “sociale” di Guttuso e dall’oggettualità pop, dalle quali presto prende le distanze,per librarsi in una dimensione più anacronistica e metafisica, che segnerà il tono emotivo di tutto il suo lavoro. Sarà un percorso appartato e controcorrente, da subito in contrasto con il contesto dell’Accademia di Amburgo, dove si forma nei primi anni Settanta, tra esperienze concettuali anche estreme, rispetto alle quali avverte una radicale estraneità, pur sollecitato sul piano teorico a un rapporto critico con la pittura delle avanguardie.
Sono già pronti, in quegli anni, i temi e gli schemi compositivi che torneranno fino a oggi: le accumulazioni, le ripetizioni, le inclinazioni, le composizioni architettoniche di nature morte sui piani orizzontali, i tagli d’ombra. Niente di immediato, di viscerale. Tutto declinato da un’emotività decantata semmai nella memoria, come decantati appaiono i colori, i gesti, le attese di apparizioni negli spazi vuoti.
Il suo lavoro, ulteriormente intensificato dagli anni Novanta, alterna la libera creazione alla committenza privata, una tradizione borghese che rientra in una visione autentica del mestiere di pittore, non banalmente ancorata al profitto ma ricondotta alla sua vocazione più alta di dialogo intimo con il pubblico.